Inizia così un omaggio alle bellezze paesaggistiche e naturali, artistiche e culturali, enogastronomiche e artigianali di cui è ricchissima la provincia di Sondrio. Abbiamo selezionato una serie di itinerari davvero peculiari, delle vere e proprie perle, fuori dai più gettonati circuiti turistici, che consentono di avere uno sguardo più ampio su una delle valli alpine più antiche, testimone diretta e a volte protagonista di numerosi momenti storici di grande rilievo. Il desiderio di scoperta e di conoscenza è nelle mani, anzi nelle gambe, di chi decide di immergersi nelle storie che qui vengono raccontate.
Già Leonardo Da Vinci nel suo Codice Atlantico del 1493 così dava voce alle sue impressioni mentre percorreva la Valtellina:
“In testa alla Valtolina è la montagna di Bormi. Terribili piene sempre di neve; qui nasce ermellini. A Bormi sono i bagni. Valtolina come detto valle circumdata d’alti terribili monti. Fa vini potentissimi e assai e fa tanto bestiame che da paesani è concluso nascervi più latte che vino. Questa è la valle dove passa Adda, la quale corre più che 40 miglia per la Magna.”
Chiuro, insieme a Ponte in Valtellina, é uno fra i borghi più belli e antichi della media Valtellina.
Da vedere l’antico Castello di Stefano Quadrio, la chiesa parrocchiale dei SS. Giacomo e Andrea di origine medievale, con a fianco il cinquecentesco portico dei Disciplini e l’attigua cappella affrescata da Cipriano Valorsa. Numerose le dimore signorili di Via Rusca e Borgo Francone.
Ai margini del paese si trova la chiesa della Madonna della Neve e di S. Carlo, edificata in epoca barocca. Da non perdere la contrada alta di Castionetto di Chiuro con la Torre che sorse fra il XIII e il XV secolo, così come la graziosa chiesetta di San Bartolomeo da cui si gode una vista mozzafiato sull’intero conoide coltivato a meleti.
Chiese, castelli, torri, palazzi nobiliari, conventi, antiche corti… persino un osservatorio astronomico intitolato a Giuseppe Piazzi che scoprì il primo pianeta minore: Cerere.
Ponte è fra i borghi più antichi della media Valtellina.
Immerso in una cornice naturalistica dove i colori e i profumi dei vigneti e dei meleti, attraversati da sentieri e antiche stradine acciottolate, contrastano con quelli delle vette retiche e orobiche, Ponte è una tappa fondamentale per conoscere la storia della Valtellina. Un centro ancora molto vivo, meta di visitatori che qui possono vivere l’esperienza di un trekking alla portata di tutti e, a conclusione di una bella giornata alla scoperta di natura, arte e cultura, degustare i migliori formaggi della tradizione locale, un ottimo bicchiere di Nebbiolo così come un piatto di autentici pizzoccheri o un genuino gelato artigianale.
Un antico e piccolo gioiello, un borgo dal quale si gode un panorama mozzafiato della media Valtellina. La torre medioevale “De li beli miri” è quanto rimane del castello, Castrum Tilii, costruito sulle rovine romane di una precedente fondazione.
E proprio a Teglio la Valtellina deve il suo nome. Una storia che affonda le sue radici fin dal III secolo a.C.. Chiese e bellissimi palazzi signorili - uno fra tutti Palazzo Besta - la rendono una tappa obbligata per chi davvero vuole conoscere e assaporare le bellezze naturalistiche, artistiche, culturali, enogastronomiche e agricole di una delle valli alpine più suggestive di tutto il nord Italia. Basti pensare ai campi di grano saraceno, così come a quelli di segale - recuperati in tempi recenti - oggi parte integrante del paesaggio locale. Il loro mutare di forme e colori, nel corso delle diverse stagioni, costituisce uno spettacolo raro e imperdibile.
Montagna in Valtellina, a pochi chilometri da Sondrio, ha origini antichissime. Lo confermano non solo i numerosi reperti archeologici ma anche i toponimi. L’itinerario che vi proponiamo parte da Sondrio e, passando attraverso i vigneti, arriva al Castel Grumello. Grazie alla sua posizione strategica - un corridoio naturale al centro dell’Europa - la Valtellina fu terra di castelli e fortezze. Fra questi merita una menzione il Castello de Piro al Grumello, dal nome del dosso roccioso (“grumo”) sul quale fu edificato tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo dal ghibellino Corrado de Piro. Il Castel Grumello rappresenta un bellissimo esempio di castello “gemino”, composto da un corpo militare e uno residenziale. Donato al FAI nel 1990, il Castello è stato restaurato e riaperto al pubblico nel 2001.
Grosio e l’età del bronzo, ebbene sì… da allora questa zona inizia ad essere popolata. Lo dimostra il gran numero di incisioni rupestri ancora oggi ben conservate e visibili sulla Rupe Magna, ma non solo. D’obbligo, dunque, una visita al Parco delle Incisioni Rupestri che include anche il Castello di S. Faustino, detto anche Castello Vecchio, e il Castello Visconti Venosta noto anche come Castello Nuovo. Ricca di fascino anche la centralissima villa-museo Visconti Venosta con le sue bellissime sale e gli ariosi giardini. Oggi la Villa ospita la Biblioteca Civica e il Museo. Non mancate di ammirare il costume tipico di Grosio che, secondo leggende non confermate da documenti ufficiali, deriverebbe da quello di schiave circasse, balcaniche od ottomane, comperate e poi sposate nel ‘600 dagli abitanti di Grosio che al tempo intrattenevano frequenti contatti commerciali con la Repubblica di Venezia.
A Castello dell’Acqua, sulla sponda orobica valtellinese, a pochi chilometri da Sondrio, parte un meraviglioso percorso etnografico dalla durata di circa 3 ore. Grazie a questo itinerario è possibile scoprire leggende e tradizioni dell’economia rurale valtellinese. Ci si imbatte, infatti, in vecchie fucine, un tempo destinate alla forgiatura di attrezzi per i campi. Il panorama sembra incantato… si attraversano boschi di castagni, tigli, frassini, sambuchi, betulle e pioppi per poi giungere ad una radura dove sorge la seicentesca chiesa di San Giuseppe nella contrada di Cortivo. Al suo interno si trova un mascherone in stucco che rappresenta l’invidia: una figura fra il grottesco e l’orrido, con due squame al posto delle orecchie e la bocca aperta a mostrare la lingua verso Castello Centro, versante della valle ombreggiato che la tradizione vuole “geloso” del sole che bacia Cortivo. Insomma, una bella storia da scoprire camminando immersi nella natura.
Il Rifugio Malghera si trova nella parte occidentale della Val Grosina (Grosio) e prende il nome dall’omonimo nucleo rurale. Si raggiunge in auto e fa parte della Via Alpina, itinerario che collega il principato di Monaco a Trieste. In località Malghera si può ammirare anche il santuario della Madonna del Muschio. La gestione del rifugio ancora oggi è affidata alla Fabbriceria, associazione di volontari votati dalla popolazione e dal parroco di Grosio. Significative, a conferma del forte senso identitario della comunità locale, sono le feste che si svolgono a Malghera: il pellegrinaggio devozionale l’ultima domenica di maggio, la festa di apertura dell’alpeggio i primi di giugno, la solenne festa della Madonna Assunta il 15 agosto e la festa della chiusura dell’alpeggio la seconda domenica di ottobre.
Il rifugio Schiazzera, nel territorio comunale di Vervio, era una Caserma della Guardia di Finanza poi ristrutturata nel 1997. La presenza in questi luoghi di una caserma non deve stupire in quanto l’alta Val Saiento consente un passaggio relativamente facile alla Valle di Poschiavo e alla vicina Valle Piana laterale della Val Grosina occidentale, dalla quale si può nuovamente e facilmente passare alla Valle di Poschiavo. Un tempo era una battutissima via di transito degli “spalloni”, i contrabbandieri. Il Rifugio Schiazzera è gestito da volontari che contribuiscono alla raccolta di fondi per sostenere le missioni dell’Operazione Mato Grosso in America Latina.
Sernio, a pochissimi chilometri da Tirano, è un piccolo centro della media Valtellina che merita una visita. Qui, infatti, si trovano gli antichissimi “baitei” costruzioni in pietra a secco, solitamente a base circolare e con una copertura dal profilo a falsa cupola. Ve ne sono ben due nuclei visitabili. La prima testimonianza scritta che attesta l’esistenza di queste antichissime strutture, utilizzate dai pastori che vi trovavano riparo e come luogo di conservazione delle vivande o di alloggio degli attrezzi, risale al 1681.
Il Comune di Sernio, sempre attento alla valorizzazione del proprio territorio, ha da poco concluso i lavori di sistemazione e recupero dei “baitei” nella zona detta del “Pergul” interessata anche
da un più ampio e accurato intervento di ripristino dei muretti a secco dei vigneti così
come degli uliveti. Nel corso degli anni queste strutture sono state al centro di ricerche e approfondimenti da parte di esperti di storia antica. Passeggiando nei boschi se ne può ammirare tutta la suggestione e la peculiarità architettonica.
Alle porte del comune capoluogo di provincia, giungendo da ovest, sorge il grazioso santuario della Sassella. Un piccolo gioiello che presenta diversi motivi di interesse sia all’interno che all’esterno. Imperdibili gli affreschi con episodi della vita di Maria così come la scena centrale dell’Annunciazione del pittore Andrea De Passeris (1511). A far da cornice all’edificio religioso di origine quattrocentesca, il versante Retico coltivato a vite. Dai vigneti, sostenuti dagli antichi e tradizionali muretti a secco, coltivati a Nebbiolo, si produce il Sassella, Valtellina Superiore DOCG. Sondrio si raggiunge a piedi lungo una mulattiera ben tenuta e che segue il piede della montagna.
Sulle tracce dei contrabbandieri, gli “spalloni” che scorrazzavano fra Italia e Svizzera inseguiti dai Finanzieri. Una storia fatta di uomini e donne che non può che iniziare dalla frazione di Tirano di Baruffini, piccolo e suggestivo nucleo ad un tiro di schioppo (è il caso di dirlo) dal confine svizzero. Ed è proprio la sua condizione di paese di confine, unita alla scarsa opportunità di lavoro, che dopo gli anni ’50 e fino alla fine degli anni ’70, porta allo sviluppo sul suo territorio di un consistente fenomeno di contrabbando i cui proventi modificarono profondamente l’economia della Valle. E proprio sulle tracce della ventennale “guerra” fra contrabbandieri e finanzieri si snodano sentieri, percorsi e itinerari di rara bellezza. Percorrere questi camminamenti non è solo suggestivo dal punto di vista paesaggistico e naturalistico ma anche storico. Comprendere, infatti, le ragioni all’origine di un fenomeno che coinvolse numerose comunità locali contribuisce ad avere una visione complessiva della storia recente della Valtellina.
Capoluogo di provincia con oltre 21.000 abitanti, Sondrio è stata designata nel 2007 Città Alpina dell’anno. Sorge nella media Valtellina alla confluenza del torrente Mallero, che scende dalla vicina Valmalenco, con il fiume Adda. Nella città che ha origini longobarde sono state ritrovate testimonianze preistoriche e dell’età romana. Una piccola cittadina alpina con un centro storico ricco di angoli suggestivi nonché dimore storiche, oggi, sedi di musei e spazi espositivi: Castel Masegra, Palazzo Muzio, Palazzo Sassi de Lavizzari e Villa Quadrio.
Qui si respira aria di confine e dunque di contaminazioni storiche, artistiche, culturali e linguistiche. A pochissimi minuti dal confine con la Svizzera, Tirano è celebre per il suo santuario dedicato alla Madonna e per essere il capolinea della pittoresca linea ferroviaria del Bernina con il suo iconico Trenino Rosso. Abitata già in epoca preistorica sulla scorta dei reperti rinvenuti, il nucleo originario della città, ai piedi del pendio di Roncaiola, risale ad epoca romana. Punto strategico e di passaggio, Tirano fu oggetto di grandi attenzioni da parte delle potenze che dominavano lo scacchiere europeo nel corso del 1600. Periodo questo segnato dalle tensioni religiose fra cattolici e protestanti culminate nel 1620 quando, proprio a Tirano, ebbe inizio il cosiddetto “Sacro Macello di Valtellina”.